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Dettaglio Pulizia Denti

Odontoiatria e Parodontopatie

Parodontopatie: Il termine significa “patologie del parodonto”. Cos’è il “parodonto“?
E’ tutto ciò che circonda il dente: gengiva, osso, vasi sanguigni e nervi. Un parodonto sano è caratterizzato da un colorito roseo della gengiva, assenza di qualsiasi sintomatologia e dal “non avere coscienza” della sua esistenza (proprio perché non abbiamo alcuna sensazione “strana”). Una condizione come quella su descritta è mantenuta da una ottima igiene orale che impedisce alla placca batterica di aderire ai denti trasformandosi in tartaro. Quest’ultimo è la causa principale delle parodontopatie. La placca batterica è quella sorta di patina biancastra che rimane adesa ai denti dopo aver mangiato. E’ fatta da un biofilm di batteri che producono acidi ed iniziano ad irritare la gengiva che si arrossa.

Spazzolare gli elementi dentari dopo i pasti e usare il filo interdentale aiutano a mantenere le gengive sane. Purtroppo non sempre possiamo adempiere a questo compito per mancanza di abitudine in primis e, spesso, per la fretta che la vita lavorativa quotidiana ci impone, anche se la “mancanza di tempo” è solo una scusa (utilizzata in moltissimi altri aspetti della nostra esistenza). Se il biofilm batterico rimane adeso per più tempo e non viene rimosso, batteri morti, sostanze alimentari e sali di calcio si trasformano in tartaro che assume aspetto rugoso, duro (tanto più duro quanto più tempo rimane adeso ai denti) e spesso si colora con le sostanze con le quali veniamo a contatto : smog, fumo, tè, coloranti alimentari, caffè e molte altre cose. Questo determina la colorazione antiestetica dei bordi dentali quando il tartaro inizia a formarsi nella parte anteriore, quella visibile col sorriso. Nel momento in cui già la placca aderisce allo smalto dei denti, l’organismo avverte la presenza di sostanze estranee e manda dei segnali (attraverso il sistema nervoso) che stimolano l’arrivo delle nostre cellule della difesa, l’esercito che ci permette di debellare i nemici della salute.

Purtroppo queste cellule, pur agendo in maniera ottimale, contribuiscono anch’esse alla formazione del tartaro nel momento in cui muoiono e si accumulano sulla placca stessa, aumentando quindi i segnali di infiammazione che sono caratterizzati da rossore, gonfiore, calore (o bruciore), sanguinamento e tanti segni che indicano uno stato di sofferenza. Tutta questa sintomatologia è sostenuta dal fatto che il nostro corpo desidera rimanere sano, ma noi stessi non riusciamo a fare in modo che ciò accada perché lo spazzolino da denti e/o il filo interdentale non fanno parte delle nostre abitudini quotidiane. Le cellule della difesa arrivano nel luogo dove devono espletare la loro funzione attraverso il circolo sanguigno, ma non riescono a distruggere il tartaro e quindi continuano ad arrivare facendo diventare le gengive sempre più rosse, quasi violacee e gonfie. Tutto ciò per l’aumento del flusso sanguigno in quelle zone e per il fatto che le suddette cellule producono sostanze che, non riuscendo ad eliminare il nemico, comunque fuoriescono e comunque agiscono… inizia così il processo di “recessione gengivale” che si trasmette anche alle cellule dell’osso alveolare (quello che circonda i denti e che li sostiene). Abbassandosi il livello osseo si iniziano ad avere anche sintomi di mobilità dentale, perché gli elementi non hanno più un sostegno adeguato. Il tartaro risulta essere la causa principale della perdita dei denti, spesso del tutto sani.

Comunque possiamo sia prevenire che curare queste condizioni, ben prima che diventino irreversibili. Una visita regolare dal dentista (minimo ogni 6 mesi, ma anche più frequente, tipo 3 o 4 volte all’anno) è il miglior modo per mantenere sano l’ambiente orale. Il tartaro si toglie esclusivamente con apparecchiature ultrasoniche o con courettage gengivale che rende lisce le superfici dentali permettendo il risanamento gengivale che non deve più combattere contro un nemico che non può debellare (è come il calcare che si forma nei rubinetti). Le gengive tornano rosee perché diminuisce il flusso sanguigno visto che le cellule della difesa possono ora essere utilizzate per altri scopi o tornare silenti in attesa di un nuovo allarme. Spazzolare i denti dopo ogni pasto (anche dopo gli spuntini o le merende) ci aiuta a mantenere una situazione stabile: a quel punto ogni visita dal dentista si trasforma in un semplice controllo senza dover effettuare alcun intervento. E’ il passaporto per la salute.

Le Parodontopatie sono causate anche da terapie farmacologiche, da malattie croniche metaboliche (come il diabete) o da carenze di elementi essenziali (vitamine); però il fattore comune a tutte queste condizioni è la mancanza di una corretta igiene orale.

Lo spazzolino è lo strumento più importante oltre che il più semplice, ma va saputo usare. Ai bambini si spiega che il movimento dello spazzolamento deve avvenire “dalla parte rosa a quella bianca” della bocca: significa che, a bocca semi-aperta, con un movimento di polso rotatorio, lo spazzolino si posiziona sulla gengiva (senza forzare eccessivamente) e si sposta sulla superficie dei denti fino al vuoto della cavità orale. Per i denti superiori sarà un movimento dall’alto verso il basso; per quelli inferiori dal basso verso l’alto. Tutto ciò va ripetuto anche nella parte interna dei denti, sempre ruotando il polso in modo da far scivolare le setole dello spazzolino (di durezza media) a “portar via” la placca che si è depositata dopo i pasti. E’ preferibile aspettare una ventina di minuti prima di lavarsi i denti, per non eliminare alcuni processi biochimici protettivi che l’organismo mette in atto dopo aver mangiato.

Studi recenti hanno correlato la presenza di parodontopatie e tartaro alle cardiopatie e alla Sindrome Metabolica, per cui lavarsi bene i denti è una attività preventiva per queste condizioni patologiche. Estremamente importante. Inoltre il senso di freschezza che dà una bocca ben pulita ci permette anche di prevenire alitosi e cattivi odori che spesso compromettono la vita di relazione con disagi persino a livello psicologico.

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